William Shakespeare nasce da John Shakespeare e Mary Arden a Stratford-upon-Avon il 23 aprile del 1564, dove morirà il 23 aprile del 1616. Studia nella sua città natale, a 400 metri da casa, il latino e i classici della letteratura, probabilmente lavorando anche come apprendista conciatore nel negozio del padre.
Il 27 novembre del 1582 sposa Anne Hathaway, di otto anni più grande, forse perché in dolce attesa della prima figlia Susannah, che viene alla luce il 26 maggio 1583. Due anni dopo, il 2 febbraio 1588, nascono i due gemelli Hamnet e Judith, ma il primo, unico figlio maschio, morirà per cause sconosciute l’11 agosto 1596. Successivamente le biografie si fanno incerte, e si perde il resoconto della sua vita per alcuni anni, fin quando lo ritroviamo a Londra nel 1592, dove comincia la leggendaria ascesa da drammaturgo.
A parte la biografia ufficiale, sono fiorite svariate ipotesi che vedono in William Shakespeare solo uno pseudonimo, dietro il quale si potrebbero celare diverse possibili identità. Tale caratteristica mi ha fatto pensare ad Aldo Palazzeschi, che adotta il cognome materno per firmare le sue opere, e al Cyrano De Bergerac, che si nasconde dietro le fattezze di Cristiano per conquistare la bella Rosanna.
Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di un aristocratico, Edward de Vere conte di Oxford, in quanto i sonetti avrebbero delle analogie con la sua vita: ipotesi approdata al cinema con il film “Anonymous”. C’è invece chi sostiene che dietro i suoi versi si nascondesse una donna, Amelia Bassano, figlia di un musicista veneziano che suonava nell’orchestra di corte.
Altri “pettegolezzi” che girano dal secolo scorso lo vorrebbero toscano. Secondo queste voci William Shakespeare sarebbe lo pseudonimo di Michelangelo Florio, teologo e frate francescano convertitosi al protestantesimo. Questa ipotesi in anni recenti si sposta sul figlio del frate, John, colto umanista italo-inglese, amico di Giordano Bruno e autore del primo dizionario italiano-inglese. O ancora si immagina che le sue opere possano aver avuto una doppia stesura: una versione italiana da parte di Michelangelo e una tradotta e perfezionata dal figlio John. L’attore William Shakespeare in questo caso sarebbe stato il collaboratore che metteva in scena quanto scritto dagli autori, o magari faceva semplicemente da prestanome per non far figurare i due Florio.
L’ultima teoria ha sempre a che fare con i Florio, e immagina che Shakespeare fosse un siciliano da identificarsi con un certo Michelangelo Florio Crollalanza (o “Scrollalanza”), del quale si dice fosse parente del frate omonimo. Tale Michelangelo, figlio del medico Florio e di una certa Guglielmina Crollalanza, perseguitato per la sua fede calvinista, fu costretto a rifugiarsi a Stratford-upon-Avon, dove ci sarebbero stati dei parenti della famiglia materna: proprio dal nome e cognome della madre avrebbe preso ispirazione per trasformarsi in “William Shakespeare”, così da evitare le possibili persecuzioni.
Ogni spettacolo ha la sua storia e a distanza di circa 400 anni la vita dello stesso Shakespeare ha ancora una trama ricca di misteri e colpi di scena. Insomma è un po’ come dire: “Tutte le trame portano a Shakespeare…”, parafrasando un famoso detto romano.
27 novembre 2017
Leone Antenone