Giro d’Italia

Sono molto trieste, mio malgrado:
mi ritrovo tra l’udine e il martello
Domenica, finita la messina,
mi son messo diritto in un rovigo
di spine, un rovereto, e ho camminato
tutta la mattinata sopra i sassari
ed ho i cagliari sotto i piediripa,
che emanano un arezzo di capranica
e gorgonzola, e serve un piediluco.
Avevo indosso due maglie di casciamir,
un veio busto arsizio di lanuvio
e un valmontone a foggia di mandello:
se ardea! santa Teresa che gallura!
Ho fatto l’autostop a un mo-torino
aprilia. E lui mi ha detto: “Mantovai?”
“Vado pavia”. Gli ho chiesto per piacenza
di portarmi a casarsa… Li mortara!
Guidava un po’ bolzano. Una ferrara,
nonostante l’orvieto di sorpasso,
di gran carrara supera l’aprilia:
volava como l’aquila reale.
Indovina chi c’era alla guidonia?
C’era Massa. Gli ho urlato: “Fiuggi, fiuggi!
A conegliano, fiuggi che te scanno!”
E lui mi ha detto: “Como? A te e a tu’ sora!”
Ma ci è sguisciato come un’anguillara.
Gli ho fatto un sermoneta como a scuola:
chi corre ischia, chi sta fermo no!
Siamo frascati in mezzo a un campobasso
a piedimonte, vasto como un prato,
sinalunga volterra. Poi ci siamo
tirati su a vicenza. Lodi a Dio
se siamo ancona vivi! Una vittoria!
Anzio, un bel terni al lotto! In camerino
ci siamo rinfrascati nel lavello
con un po’ d’acquaviva di cisterna.
Per poco finivamo al sansepolcro!
Ostia che gran cassino! Che potenza!
Se ci ripenzo ancona, mi si gela
il cori, mi si fa rosso magenta.
Ancona porto i segni sul mio visso
e ho spalmato la crema sul livorno.
Visto che fuori viene giù la chioggia,
chieti, se nulla aosta, lì al bar-letta
se si può stare un poco assissi trento:
chieti di fare un brindisi al marsala
per apricena. Poi non vedo l’ora
di andarmene di norma a dormeletto.
Ma in taranto io corro a far di brescia
l’acquapendente in un canton ticino

04 aprile 2014
Claudio Porena

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