Panta Rei

Ciò che è stato non è,
Se non è non sarà,
Se non sarà sereno non si rasserenerà
Più
Il passato
Remoto
È imperfetto nel medesimo momento
Ché l’errore se ne frega
Di semantiche e virtù
Tra i miei vizi capitali
Capitavi proprio tu
“C’est la vie”?
“Se l’aves-”
-Si saputo prima!
Avrei tranquillamente rinunciato alla gaudenza, all’opulenza,
all’edonismo mordi e fuggi
Scordi e sfuggi
E poi rinneghi
E poi pretendi ch’io mi azzeri
Che mortifichi me stessa
Che vanifichi la spessa, consistente cicatrice
Che mi autoconvincessi, sì, di essere felice
Tutto tace, come piace
A te, che non ti volti mai
Te, cento volti hai
E cento volte in cui hai sbagliato clamorosamente ma non lo diresti in
giro mai
Mai, m’hai
Convinto appieno
Con quel pessimo copione
Stanca la recitazione
Manca l’immaginazione
Eppure memoria, eccome se ne hai
O comunque io
Ne ho quanta basta per tenere a mente
Chi mente, nel mentre non sente, ma finge
Io so che lo sai che
La storia c’insegna
Che un’era che passa
In un “era” morrà.

Spargo a manciate ceneri dei nostri cari estinti
E finalmente vedova, libera dai tuoi istinti,

declino al mondo quella ch’è la parte mia migliore:
il verbo senza te coniuga un futuro… interiore.

Valentina Benvenuti

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