commento a “Er Pallonaro”

Il titolo di questa seconda raccolta dà un’idea di leggerezza, cui fa da contrappunto la solidità metrico-ritmica che la tiene insieme.

Si nota complessivamente una evoluzione della poetica di Antenone.
Tra i temi più rilevanti si possono notare:

1) Come il materializzarsi di un’illusione, il prendere vita di ciò che prima non l’aveva, ad esempio in “Er Pescatore“, in particolare l’ultimo distico, o il pupazzo de “La Nevicata“. In generale ricorre spesso il tema dell’illusione, dell’utopia, come nel “Naufrago” e “La realtà de li sogni“.

2) Non c’è però solo evasione, perché si trova lo sguardo sul mondo, su un potere che snatura (Li denti d’un rastrello). Vi rientra l’omaggio a “Pasquino” con “LOde“, a doppio senso già nel titolo. La poesia cessa di essere altrove fantastico e si fa “… voce d’un popolo svociato“.

3) né manca una vena più intima, come quella di “Arturo Bellocchietto“, in cui si gioca su identità e apparenza; un gioco tragico, come svela l’ultimo distico: “Er dubbio ve fa perde ner sospetto“.

Forse la distanza maggiore rispetto alle prove precedenti emerge in alcune immagini. Questa de “Er Pallonaro” è una poesia pastiche verrebbe da dire, che impasta frammenti quotidiani in una malta onirica, come “Inghiotte vetro e sputa li brillanti.” de “La realtà dei sogni“.

Sembra in conclusione una poesia meno scanzonata e spontanea, più incline alla disillusione e alla ricerca di una fuga fantastica. La tecnica a palloncino conferisce ancor maggior peso alla pointe finale, che sorprende e rimane nella mente con quell’indefinito –  e perciò poetico- gusto dolce-acre.

Massimo Gargiulo

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