Testamento

Cosa diranno a tutte ste versioni,
faranno un ber commento a quer c’ho scritto?
Spizzo er celo che appizza le illusioni
e intanto sogno e scrivo zitto zitto.
Scrivo dell’occhi che m’hanno trafitto,
conto le grazie de sto ber tesoro.
Mento a me stesso però tiro dritto:
“Nun luccica sortanto quer ch’è d’oro!”
Chissà se ste scartacce, quanno moro,
saranno solo carta pe straccioni;
versacci da buttà senza decoro
o versi belli pe facce canzoni.
Ner dubbio scrivo e rimo d’emozioni
e te rivivi in ste composizioni.

14 aprile 2022
Leone Antenone detto Scartaccia
poeticamente tratto da “Sonnet 17
di William Shakespeare

4 commenti su “Testamento”

  1. Sostanziosa, direi… Il primo verso mi stona un po’ “Cosa diranno a tutte ste versioni”…
    Mi sembrerebbe più romano (o romanesco…) “Che me diranno de tutte ‘ste versioni” Naturalmente a gusto mio.
    Non so se è una scelta, ma perché non ci sono gli apostrofi di troncamento (‘ste…’sto…pe’)?

    1. Dici? co cosa ce cosamo pure er verbo “cosare”…
      Credo che con o senza gli apostrofi il senso si capisce ugualmente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *